Questo romanzo di Verga, che può essere considerato il manifesto del Verismo, ha il merito di "entrare dentro" il mondo degli umili, assumendo il punto di vista della comunità di Aci Trezza e lasciando che essa, oggettivamente, si mostri per quello che è, con le sue pratiche, con i suoi valori, con la sua cultura. La famiglia Toscano (detta i Malavoglia ma in realtà molto laboriosa e onesta) è la protagonista della vicenda ma attorno ad essa si muovono tante figure di contorno, per cui si può senz'altro parlare di un romanzo "corale"e "popolare". Veramente innovativa la scelta di Verga di utilizzare un linguaggio che consenta agli Italiani di poterlo leggere, utilizzando l'Italiano medio ma, contemporaneamente, di mantenere strutture tipiche del dialetto siciliano e di inserire modi di dire e proverbi peculiari di quel mondo. Dal punto di vista ideologico, l'opera è dominata da un forte pessimismo rispetto alle possibilità di riscatto sociale delle plebi meridionali (in questo caso siciliane), in sintonia con il cosiddetto "ideale dell'ostrica", secondo cui chi cerca di staccarsi dalla propria condizione di partenza va incontro alla sconfitta. D'altro canto, però, si esalta la grande dignità di uomini che, pur consapevoli di un destino avverso, restano ancorati ai sani valori dell'esistenza e, in particolare, alla "religione della famiglia" (di cui è simbolo la "casa del nespolo").