I vantaggi e gli svantaggi vanno sempre inquadrati da almeno due punti di vista: quello dell'utente e quello del costruttore.
Il fruitore di una vettura equipaggiata con un motore con distribuzione a catena non sarà, di norma, obbligato a sostiturla con le usuali cadenze che si ritrovano nell'ambito di quella a cinghia. Anche qui, come sempre, del resto, occorre fare una doverosa specifica, ovvero che la distribuzione a catena è sicuramente più affidabile rispetto ad una a cinghia ma solo se la prima è correttamente realizzata e mantenuta. Sono da annoverarsi, infatti, casi in cui la catena tende a "stirarsi" (per un evidente problema di produzione o di lubrificazione) compromettendo il buon funzionamento di tutto il propulsore, fino anche ad impedirne il moto. Inoltre, è sensibile alla qualità del lubrificante, cosa rispetto alla quale la cinghia è del tutto immune, almeno direttamente.
E' difficile, tuttavia, che si possano instaurare dei danni meccanici; la catena può diventare rumorosa, anche molto, può far funzionare male o non funzionare del tutto il motore ma è assai, assai difficile che si rompa senza preavviso; la cinghia, invece, cede quasi sempre di "botto" e, salvo rari casi di progettazione particolarmene oculata del motore, detto cedimento reca danni ingentissimi.
Per il costruttore, realizzare una distribuzione a cinghia è mediamente più economico - a parità di ogni altra condizione - rispetto all'alternativa in menzione. Confermo la potenziale maggiore precisione del comando a catena rispetto a quella a cinghia.
Al momento in cui si debba procedere con la sostituzione della catena il costo da sostenersi è assai maggiore (in media, circa tre volte tanto, ripristinando anche il pattino tendicatena e gli altri dispositivi direttamente correlati) ma è altrettanto vero che la durata, di solito, supera quella di molti altri comparti di una normale vettura tant'è che, più che di sovente, si può arrivare alla rottamazione con la catena originale; situazione in cui ci dovremmo essere accinti alla sostituzione della cinghia almeno 2-3 volte. Quindi, i costi di ripristino più o meno si equivalgono ma rimane il surplus per la configurazione a catena di non abbandonare di "schianto" l'albero (o gli alberi) a camme con le ovvie, devastanti conseguenze.
Inoltre, il caso in cui si debba smontare gran parte del motore per provvedere alla sostituzione della catena è circoscritto ad alcuni fra quei motori in cui la dentatura di rinvio sull'albero a camme si trova situata in buona corrispondenza della mezzeria del medesimo; i restanti casi, che sono la stragrande maggioranza, vedono il dispositivo accessibile in maniera non troppo discoste da quanto avviene nel caso dell'adozione della cinghia.
Dal punto di vista tecnico, altro aspetto interessante è che, la catena assicura una maggiore precisione di comando dell'albero a camme (risentendo meno della cinghia delle dilatazioni termiche) e maggiore resistenza agli alti regimi di motore, per cui è preferibilmente usata nei motori sportivi. Per contro la distribuzione a catena è intrinsecamente più rumorosa di quella a cinghia e più complessa e costosa da realizzare.