Una domanda generale potrebbe riguardare l'avvento della società di massa, l'uso di nuovi mezzi di comunicazione: radio e cinema e il ricorso alla propaganda per trasmettere idee e valori in ambito politico (ad imitazione della pubblicità usata su vasta scala per convincere i consumatori ad acquistare le più svariate merci). Un'altra si potrebbe basare sulla "lezione" che D'Annunzio, attraverso l'uso sapiente della sua gestualità e della sua parola nei comizi e, più in generale, nelle sue uscite pubbliche, fornisce allo stesso Mussolini, leader indiscusso del Fascismo, per affascinare le masse e convincerle della bontà delle sue idee-guida. Un'altra ancora potrebbe sottolineare come il Fascismo - attraverso i manifesti, le parole d'ordine a caratteri cubitali, la radio, i cinegiornali - abbia consolidato il suo dominio ideologico e culturale sugli Italiani.
In Italiano potrebbero essere chiamati in causa Pirandello e Montale. Il primo in quanto aderisce in maniera plateale al Fascismo, ma anche per la sua opera I quaderni di Serafino Gubbio operatore, incentrata sul cinema. Il secondo per il suo rifiuto di tutto quanto sa di propagandistico e di ideologico, il che lo porta a rifiutare il Fascismo ed ogni forma di totalitarismo.